Adattamento in forma di teatro di Attilio Lolini dal romanzo di Federigo Tozzi
con Bianca Gabbrielli e Iwan Paolini
allestimento scenico Porciatti & Fagioli
costumi Marco Caboni
musiche di scena Marco Bianciardi
disegno luci Daniele Borri
assistente alla regia Manuela Marchionni
regia Giuliano Lenzi
Adele è giovane e innamorata. Nella gabbia dorata della sua camera Adele riflette, ma dalle memorie evocate quale anomalia affiora? Dal contrasto con i genitori quale difficoltà emerge? Quale disagio ritma il suo palpito? Cerca negli oggetti la possibilità di fissare tracce di sé.
Cerca nella ripetizione il senso dell’atto originale, della parola intima, del sentimento autentico.
Adele si lascia avvolgere da un rumore di sottofondo invadente come il dolore. È il dolore che la rende consapevole di un’identità non conforme al costume comune, come quello borghese, viziato e opaco della Siena di Tozzi. A chi appartiene? Ad affetti che la sfiorano come arti fantasma? Alle cose che non usa più? Alle stagioni che appaiono come l’unica vita reale?
La Natura la pervade, liquida, le apre i sensi ed insieme la rende più esile, come trasparente, tragicamente inadeguata al confronto. È successo “qualcosa”, ma dove si individua, nel racconto dei fatti, il punto di rottura, la scollatura da ciò che ci contiene e che ci definisce?
Una versione di Adele o le rose è stata rappresentata in forma teatrale per la prima volta a Siena con la regia di Giuliano Lenzi nel 1983, nella Sala degli Specchi dell’Accademia dei Rozzi, in occasione del Convegno Internazionale di studi dedicato a Federigo Tozzi nel centenario della nascita 1883-1983.
Le foto di questa pagina sono di Alessio Duranti